18 ottobre 2016, M1.110, un giovane orso bruno marsicano maschio, fu investito da una macchina (o un camion) lungo una Strada Statale che corre vicino al Parco Nazionale della Majella (PNM). Quando arrivarono il personale veterinario e i biologi del Parco Nazionale della Majella era ancora vivo, ma le sue zampe posteriori erano immobili, abbandonate sull’asfalto come se fossero separate dalla parte superiore del corpo. La gravità della lesione alla colonna vertebrale era abbastanza evidente, ma c’era ancora la speranza che, forse, non fosse così grave come sembrava. Anche se incapace di spostarsi normalmente, l’orso cercava in tutti i modi di allontanarsi dalle persone, verso il bosco a lato della strada dove forse poteva trovare un rifugio per riprendersi. C’era qualcosa di strano nei suoi movimenti, si stava trascinando usando solo la zampa anteriore destra, quella sinistra sembrava ferita. Dopo essere stato sedato, l’orso si addormentò e fu trasportato in un centro di recupero nel PNM. Quando si svegliò, stava albeggiando, ma prima di mezzogiorno M1.110 giaceva morto sul pavimento della gabbia, nonostante il personale veterinario aveva fatto tutto il possibile nel tentativo di salvarlo. Le radiografie e la necroscopia rivelarono che, come previsto, l’animale aveva diverse vertebre rotte e questa, insieme alla conseguente emorragia diffusa, era stata la causa della morte. L’omero sinistro invece presentava una frattura risalente a due mesi prima, e la presenza di diversi frammenti di proiettile nello stesso osso rivelavano l’origine della lesione: l’orso era stato ferito illegalmente da colpi d’arma da fuoco due mesi prima di essere investito. La storia di M1.110 era forse chiara. Un giorno ad agosto una persona sparò all’orso, puntando al cuore, ma fallì e colpì invece l’omero sinistro. L’orso probabilmente subì il colpo, barcollò ma riuscì a sopravvivere e fuggire. Visse due mesi con solo 3 zampe “funzionanti”, mangiando frutta e preparandosi per l’inverno. Ma quella quarta zampa compromessa, probabilmente, influì sulla sua capacità di evitare un’auto alle 4:00 di mattina del 18 ottobre. La sua morte ci ha raccontato una storia, la storia dell’impatto della persecuzione da parte dell’uomo e della mortalità di origine antropica nella vita degli orsi.